Riflessioni sullo Spirito Futurista Contemporaneo
La mostra "Il Tempo del Futurismo" ci ha offerto un’occasione per riflettere non solo sulle opere del movimento futurista italiano e sul suo lascito nell'arte e nella cultura contemporanea, ma anche sul rapporto che intercorre tra l’uomo e la tecnica e sulla guerra ed il suo peso globale. La rassegna propone un viaggio attraverso le principali opere dei pionieri del Futurismo anche se dobbiamo ricordare che nella storia del movimento è necessario distinguere tra marinettismo e futurismo, in quanto spesso le idee del fondatore non vennero sempre abbracciate in toto dagli artisti a lui vicino. Per mia prossimità geografica, per esempio, non posso che pensare a Bruno Munari che da giovane si avvicinò alla aeropittura futurista degli anni Trenta, ma passò sul versante dell’astrattismo senza aderire all’ideologia guerrafondaia di Marinetti.
Il percorso che ci viene proposto, tuttavia, permette principalmente di focalizzare la nostra attenzione su di una storia divulgata in modo didascalico. Il movimento fondato da Filippo Tommaso Marinetti nel 1909 con la pubblicazione del "Manifesto del Futurismo" è illustrato come un movimento artistico, politico e culturale che ha cercato di rompere con le tradizioni del passato per abbracciare la modernità e il progresso tecnologico. Le opere in mostra esemplificano l'attenzione del futurismo verso una scomposizione del movimento e un'interazione tra luce e colore, allo stesso modo, riflettono al dinamismo e alla fluidità delle forme che catturano l'essenza della velocità. Gli artisti con le loro opere mettono in luce come abbiano cercato di rappresentare la realtà moderna attraverso nuove tecniche e approcci, l'uso di forme frantumate, colori vivaci e il senso di movimento che permea ogni opera esaltandone gli ideali. È chiaro sin dalle prime opere esposte quanto i futuristi fossero elettrizzati dalla velocità, dalle nuove macchine, dalla città moderna e il vigore come simboli di una nuova era, di un rinnovamento, ma si dovettero scontrare con un’interpretazione forzata dettata da ideali politici che si limitavano a sfruttare l'evoluzione stilistica e tematica del futurismo snaturando in parte l'originale spirito di ribellione e innovazione del movimento, motivo che ha spinto gli stessi fondatori a cercare altre strade espressive meno legate alla retorica politica.

Il Futurismo iniziò come una celebrazione della modernità e dell'energia, ma il suo coinvolgimento con il fascismo e soprattutto l'uso distorto di alcuni suoi principi ne limitarono l'impatto artistico e, di conseguenza, quello culturale portandolo verso il declino e la dispersione. Anche oggi, attraversando il percorso definito dalla mostra, mi sono sentita portare un po’ alla deriva senza la possibilità di quel riscatto, che in cuor mio bramavo, poiché non mi è stato concesso di attraversare in modo oggettivo, imparziale l’evolversi del passato con un percorso storico-artistico completo e molto più complesso di quello che ci hanno proposto.
Oggi, durante questa esperienza, la dinamicità del futurismo mi ha attraversata aridamente e si è congelata all’interno delle enormi sale della “Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea” di Roma lasciandomi la personale sensazione di averla persa quell’occasione di una giusta e accurata analisi che ci era stata offerta come un capro votivo e che invece si scioglierà come neve al sole senza lasciare traccia alcuna.


